L’organigramma della squadra del Cavallino manca di un elemento indispensabile. Ora più di prima i vertici della Ferrari dovranno intervenire per ovviare all’assenza.
L’addio di Mattia Binotto, al termine del 2022, ha aperto nuovi importanti scenari nella complicata organizzazione della squadra modenese. Per quattro anni l’ex team principal svizzero aveva incentrato tutti i poteri, facendo le veci anche di una dirigenza assente. L’arrivo di Benedetto Vigna, nominato amministratore delegato, ha scosso l’ambiente.
L’ex responsabile del Gruppo Analogici, Mems (Micro-electromechanical Systems) e Sensori, ha preso il posto nel 2021 di Louis Camilleri, dimessosi dall’incarico per ragioni personali il 10 dicembre 2020. L’attuale a.d. ha dato, di comune accordo con il Presidente John Elkann, l’ultima chance a Mattia Binotto nella scorsa annata. Con il nuovo regolamento tecnico la Ferrari avrebbe dovuto tornare protagonista, lottando per i mondiali.
Gli ultimi riconoscimenti sono arrivati nel 2007 con il trionfo di Kimi Raikkonen, mentre nel 2008 arrivò l’ultimo titolo costruttori. Benedetto Vigna e il Presidente John Elkann hanno deciso di accompagnare all’uscio Binotto dopo l’ennesima annata deludente. La Rossa ha chiuso al secondo posto, ma a distanza siderale dalla Red Bull Racing. La squadra austriaca ha ottenuto 17 vittorie su 22, lasciando alla Rossa soli 4 trionfi.
Vigna ha sancito che i secondi erano i primi sconfitti, parafrasando il mitico Enzo Ferrari, non concedendo una ulteriore prova d’appello a Binotto. A Maranello si è deciso di ingaggiare dall’Alfa Romeo Sauber Frederic Vasseur. Quest’ultimo è diventato il nuovo team principal ad inizio 2023, ereditando di fatto il progetto tecnico e l’intera delicata situazione dal suo predecessore.
L’organigramma della Scuderia
Nella Gestione Sportiva non vi saranno più ruoli poco definiti, proprio per garantire una maggiore responsabilità dei singoli. Inaki Rueda, ex head of strategist, è stato retrocesso nel remote garage. Al muretto è arrivato il giovane Ravin Jain. Per il resto erano stati confermati ad inizio stagione il racing director Laurent Mekies, l’head of vehicle concept David Sanchez, l’head of chassis Enrico Cardile, l’head of power unit Enrico Gualtieri e l’head of supply chain e manufacturing Enrico Racca.
David Sanchez ha già deciso di mollare una barca che si sta inabissando, al termine del primo GP in Bahrain. Il tecnico ha maturato la decisione senza essere condizionato dal risultato della prima tappa, facendo una scelta professionale per il suo futuro. Si legherà, infatti, ad un team inglese, dopo il periodo di gardening. Purtroppo sono tanti i fattori che hanno portato alcuni tecnici a lasciare Maranello.
Sanchez non è stato il primo e non sarà l’ultimo. Potrebbero dire addio anche Cardile e Mekies, lasciando spazio a nuovi tecnici. Si è già parlato di un probabile ritorno di Simone Resta, dopo le esperienze in Haas e Alfa Romeo Sauber, ma tutto il team è alla ricerca di una compattezza che oggi non esiste più. Un cambio radicale, probabilmente, sarebbe dovuto avvenire prima del 2022.
Ferrari, una assenza ingiustificata
Nell’organigramma della Rossa i più attenti avranno notato che manca una figura di riferimento presente in altri team. Il direttore tecnico, infatti, resta un ruolo ancora da definire. Ora più che mai occorrerebbe attingere sul mercato dei top, senza ovviare alla lacuna con una soluzione interna. Non c’è più tempo per pensare di “crescere” le nuove leve nelle strutture di Maranello. La Scuderia ha iniziato il 2023 da quarta forza, come rispecchiato anche dalla graduatoria costruttori.
Il problema è convincere profili di altissimo livello a sposare la causa. Ora ci sono tantissimi guai. L’Aston Martin si è assicurata due ingegneri di assoluto valore, come Dan Fallows e Luca Furbatto, non solo con offerte da capogiro ma anche con una progettualità ben precisa. I risultati, ad inizio stagione, sono sotto gli occhi di tutti.