Le case costruttrici che hanno fatto un all-in sulle auto elettriche potrebbero ricevere una dura lezione. Il mercato, alle nostre latitudini, non decolla.
Le auto elettriche nonostante gli incentivi, le pubblicità in TV e le dottrine ecologiste sui giornali non riescono a trovare un riscontro alle nostre latitudini. Dopo un periodo nero del mercato, a causa della crisi economica e dei microchip, le vetture alla spina hanno avuto ecobonus per diffondersi, ma il boom ancora non è avvenuto.
I prezzi sono oltraggiosi. Secondo quanto emerso dai messaggi dei principali CEO, le cose potrebbero non andare a migliorare negli anni a venire. Dato che il costo dell’energia continua a salire e i componenti delle vetture non saranno a basso prezzo, potrebbero costare ancora di più. Il business dell’elettrico è legato a doppia mandata alle possibilità economiche dei popoli. Dove non c’è crescita, non ci sarà nemmeno sviluppo.
Chi può permettersi auto così costose? Non è un caso che, in alcune aree del Nord Europa o in Germania, vi sia una diffusione maggiore rispetto all’Italia, ma nel periodo post pandemico, in una realtà dove si fa fatica ad arrivare a fine mese, diventa difficile immaginare prioritario il passaggio ad una EV. Gli italiani hanno anche un bel po’ di reticenze in ordine ad uno stile di guida totalmente diverso rispetto a quello delle vetture termiche.
L’handling è diverso, l’accelerazione è diversa. Le batterie rendono le auto più pesanti. Nei tratti misti o in città la differenza è lampante, e se occorre sganciare 30.000 € per una Fiat 500 elettrica, sarà sempre più difficile che la diffusione posso riguardare le fasce medio basse. Di conseguenza la vettura elettrica è diventata uno status symbol di chi ha già altre vetture in garage o può rischiare l’ “investimento green”, senza curarsi del mercato dell’usato e della sostituzione delle batterie logorate.
Auto elettriche, panacea di tutti i mali
Al di là dell’impatto, tutt’altro che ecologico, dello smaltimento delle batterie, le vetture alla spina non risolverebbero, per magia, il problema dell’inquinamento dell’aria. Secondo alcuni dati il settore dei trasporti contribuisce al 16% sulle emissioni di Co2 su scala globale. Non tutti gli adulti sono interessati a lasciare un posto migliore alle future generazioni.
Chi è cresciuto al volante di auto con motori termici non si adatterà facilmente a questo concentrato estremo di tecnologia. Per di più l’assenza di un rombo piacevole non è un fattore di poco conto, specialmente per i collezionisti di auto sportive. Non è ancora paragonabile una supercar alla spina rispetto a quella termica, sebbene siano stati fatti dei notevoli passi in avanti per cercare di tentare i petrolhead.
Al di là del fattore culturale ed economico c’è quello legato alla mancanza di infrastrutture di alto profilo nelle principali città. Chi fa un investimento del genere pretende una rete estesa di colonnine sempre libere, dietro l’angolo. Se tutti passassero all’elettrico vi sarebbe un problema notevole in merito alle ricariche, considerati anche i tempi non proprio fulminei. Auto elettriche, clamoroso dietrofront? Può cambiare tutto.
EV, crisi nera in Italia
Le città italiane dovrebbero completamente stravolgere i propri spazi pubblici. Quando è stata creata Roma, giusto per riportare l’esempio della Capitale, nessuno aveva immaginato che su quelle strade avrebbero dovuto girare veicoli con delle batterie ricaricabili in wall box sparsi ovunque. Di conseguenza solo una minima parte della popolazione mondiale potrà effettuare il passaggio alle vetture elettriche, in certe zone e con grandi investimenti.
I giovani sono sempre meno interessati e il vecchio business delle automobili rischia di essere spazzato via da nuovi colossi dell’industria. I marchi cinesi stanno prendendo piede, puntando tutto su cifre molto meno esose. I brand europei potrebbero rischiare una crisi epocale. Nei primi 6 mesi del 2022 in Italia la flessione è stata del 17,6% rispetto al 2021.
La quota di penetrazione del mercato si è attestata al 3,7%, con un crollo verticale di immatricolazioni di automobili alla spina. I numeri parlano chiaro e non sembra poterci essere una soluzione. La dead line del 2035 con lo stop della vendita delle auto con motore termiche non è così lontana.