Spesso ci si immagina che lavorare in F1 significhi guadagnare molto. Ma siamo sicuri? Ecco lo stipendio tipo di un meccanico.
Il Circus è un sogno per molti. Ed effettivamente riuscire ad ottenere uno dei pochi posti a disposizione può essere un traguardo non da ridere. Uno di quei risultati da raccontare con orgoglio. Ma come di sovente accade, non tutto è oro ciò che luccica. L’illusione che tutti hanno è che chiunque metta piede in un paddock sia ricco sfondato, o comunque ben pagato. Non è affatto così. O meglio non è scontato.
Dai media, al personale vario, c’è ben poco da scialacquare, in quanto gli stipendi sono in linea con quelli di qualsiasi altra persona. Ma cosa succede se il proprio ruolo si svolge nel box? Dunque, ad esempio si ha il compito di preparare una monoposto? Adesso lo scopriamo.
I meccanici di F1 sono strapagati?
Purtroppo a meno di non essere un pilota o un dirigente, o comunque una figura di spicco dell’ingegneria all’interno di una squadra, nella top class non si guadagna quanto si potrebbe immaginare. Un meccanico di alto livello, per dirne una, non va oltre i 2000/ 2500 euro al mese, a seconda del tipo di team. Ferrari, Mercedes, Red Bull e Aston Martin, pagano senz’altro di più della Haas o della Williams.
Quindi non bisogna farsi illusioni. Le paghe stratosferiche non esistono. E in ogni caso gli esborsi sono compensati e giustificati da richieste davvero pressanti. Sebbene chi si occupa delle auto non deve pagarsi in autonomia le spese di trasferimento o il soggiorno in albergo nei giorni del GP, è veramente messo sotto torchio.
Le squadre più piccole, non avendo uno staff nutrito, rimandano ai meccanici anche funzioni non propriamente di loro competenza, come l’allestimento del box. Oppure quando è finita la manifestazione, sono lo che devono fare gli “scatoloni”. In pratica oltre a dover lavorare sui veicoli devono fare da factotum.
Ci sono alcuni fine settimana particolarmente intensi in cui al massimo al riescono a riposare per quattro ore la notte. E questo lo diciamo perché ci è stato riferito da un addetto a quell’epoca in forza alla Racing Point e oggi in Aston Martin.
Ovviamente con l’aumento del numero di round, l’allungamento del coprifuoco e il turnover le cose sono leggermente cambiate. Ma di certo quel cachet mensile è ampiamente meritato e sudato.
Non va infatti neppure tralasciato che se un corridore sbatte in una sessione, o la macchina soffre un cedimento, il meccanico non può neppure fermarsi per il pranzo, ma deve il più rapidamente possibile riparare i danni, così da consentire al driver di turno, di rimettersi al volante per il turno di prove successivo. Peggio ancora se un intoppo del genere capita nelle libere 3 quando poi nel pomeriggio ci sono le qualifiche.
Grazie alla trovata delle Sprint Race, lo sforzo richiesto è ancora maggiore. Tutto deve essere perfetto e il livello di concentrazione altissimo, in quanto gestire due corse anziché una, implica uno stress psicofisico non indifferente.
Gli aspetti davvero positivi di lavorare in un garage di F1 sono in parte il blasone che si acquisisce dal punto di vista personale, e la grande soddisfazione quando tutto è filato liscio e magari anche meglio del previsto.