In casa Ferrari c’è un serio problema con le gomme che va ormai avanti da troppo tempo. Il difetto è causato da un ritardo tecnologico.
Il Gran Premio dell’Arabia Saudita è stato sportivamente drammatico per la Ferrari, riscopertasi addirittura quarta forza. Carlos Sainz ha chiuso sesto, davanti a Charles Leclerc, ma ben lontano anche dalle Mercedes di George Russell e Lewis Hamilton che guidano una vettura già accantonata, pronta a cambiare faccia già da Imola.
In qualifica, il monegasco aveva fatto il solito miracolo chiudendo ad un solo decimo dalla Red Bull di Sergio Perez che ha poi dominato la corsa, per poi naufragare a causa della penalità di 10 posizioni in griglia. Scattato dodicesimo, Charles ci ha provato, ma quando la macchina non ha ritmo sulla durata della gara c’è ben poco da fare.
In casa Ferrari è bene porsi delle domande, visto che ormai è palese che questa vettura non va e non può continuare in questo modo. La nuova SF-23 si era presentata in pompa magna, pronta a fare un sol boccono della concorrenza, ma in realtà è semplicemente la più lenta dei quattro top team, con ben poche speranze di risollevarsi.
Ferrari, i guai con le gomme che proseguono da anni
Da quando è arrivata la Pirelli, le gomme e la gestione delle stesse hanno riassunto un’importanza capitale. Andare a degradarle in maniera eccessiva significa non avere la minima probabilità di competere per vittorie e podi, ma per la Ferrari, da Jeddah è arrivata una risposta drammatica.
Su questa pista, il degrado è praticamente inesistente, ed il problema non è stata l’usura eccessiva che si era vista in Bahrain. Questa macchina, sul passo, è semplicemente più lenta di Red Bull, Aston Martin e Mercedes, ma non per una questione di degrado, quanto per l’incapacità di sfruttare al massimo le coperture.
Nel primo stint, quando Carlos Sainz indossava le Medie e Charles Leclerc le Soft, il ritmo non era malvagio, così come si era visto anche in Bahrain, ovviamente escludendo le RB19 dal confronto che sono di una categoria differente. La drammatica crisi si è vista con le gomme Dure, quelle montate per la seconda parte della corsa, sulla quale la Rossa era ben lontana da tutti gli altri.
Frederic Vasseur ha detto che occorre capire, tanto per restare vicini a come parlava Mattia Binotto, per quale motivo la Ferrari non è competitiva con le gomme Dure. La risposta è banale, mentre la soluzione non lo è affatto. La vettura di Leclerc e Sainz non ha la capacità di innescare le Hard per una downforce che è inferiore agli altri, ma anche per un discorso legato alle sospensioni.
Soprattutto su quelle anteriori, a Maranello c’è un ritardo tecnologico mostruoso ormai da troppi anni, ed anche il lavoro svolto durante l’inverno non sembra aver dato i risultati sperati. Infatti, la sospensione anteriore è stata rivista del tutto per il 2023 e c’era grande ottimismo attorno a questa soluzione, che però ha deluso e non poco.
La sospensione del tutto nuova che non ha risolto nulla
La Ferrari SF-23, pur ricordando molto nelle forme la sua ben più competitiva progenitrice, ha portato tante novità in pista, a cominciare da un telaio più basso che aveva lo scopo primario di accogliere la nuova sospensione anteriore. I triangoli sono stati spostati per migliorare i flussi aerodinamici, con l’obiettivo di inviarli verso il fondo e l’imbocco dell’S-Duct posto all’ingresso delle pance.
La configurazione è stata cambiata, da track road alto a track road basso, mentre i bracci della sospensione vennero abbassati. Insomma, per farvela breve, su questo aspetto si è lavorato molto a lungo, pur mantenendo la configurazione push-rod senza seguire l’idea vincente della Red Bull, che ha puntato sul pull-rod sin dal 2022, con risultati eccezionali in termini di bilanciamento, che si riflettono poi sulla miglior gestione possibile delle gomme.
A questo punto, è chiaro come il lavoro svolto dalla Scuderia modenese non sia stato adatto per competere con i rivali, ed è ovvio che la zona sospensiva verrà messa sotto accusa. Assieme ad esse, non può passare inosservato il discorso legato al concept delle pance, che dovrà per forza di cose andare a cambiare in direzione RB19. Se non si capisce questo, il mondiale sarà un miraggio ancora a lungo.