Luca Cordero di Montezemolo ha fatto la storia della Ferrari, ma non solo. Ecco tutti i suoi impieghi nel corso della sua vita.
La Ferrari di oggi è un’azienda che pensa solo e soltanto al fatturato, ma che si è dimenticata dell’importanza del reparto sportivo. Dal 2014 in avanti, da quando Luca Cordero di Montezemolo non è più il presidente, la F1 è divenuta secondaria, ed i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti in questi anni.
La Ferrari è crollata a picco e se con Sergio Marchionne c’era ancora dell’interesse per le corse, sotto John Elkann tutto è stato affossato. I tempi in cui Montezemolo soffriva al muretto del Cavallino sono ormai lontani, ma oggi andremo a ripercorrere quella che è stata la sua eccezionale vita professionale.
Luca Cordero di Montezemolo entrò nel mondo del motorsport dalla porta principale, ovvero nel ruolo di pilota. Il nativo di Bologna, dopo gli studi, terminati con voti brillanti, corse diverse gare in coppia con l’amico Cristiano Rattazzi, che era il figlio di Susanna Agnelli, iniziando ad avvicinarsi a questo mondo.
Cesare Fiorio lo chiamò per dirigere la squadra corse della Lancia, ma nel 1973 arriva la grande occasione. In quell’anno infatti, maturò la chiamata di Enzo Ferrari, che lo volle per occuparsi della Gestione Sportiva del Cavallino, e c’è da dire che i risultati non tardarono di certo ad arrivare.
Con l’ingegner Mauro Forghieri al suo fianco e Niki Lauda in macchina, tra il 1975 ed il 1977 arrivarono due titoli mondiali piloti e tre costruttori, riportando la Ferrari al top dopo un decennio di fredde delusioni. Proprio nel 1977 decise di lasciare il Cavallino, diventando responsabile delle relazioni esterne con la FIAT e presidente di Sisport FIAT. Divenne poi amministratore delegato della Itedi-Italiana Edizioni che controllava il quotidiano “La Stampa” e molto altro.
Nel 1983 lasciò il gruppo FIAT, per occuparsi di altre attività lontane dal mondo dei motori, come i Mondiali di Calcio del 1990 che si tennero in Italia ed anche la partecipazione della Vela italiana all’America’s Cup. Il grande ritorno alla Ferrari di Montezemolo è quello che segnerà la sua carriera professionale, ed è datato 1991.
Si trattava del periodo peggiore della storia del Cavallino, con il Drake che era ormai morto da tre anni, lasciando questa azienda che stava cadendo in pezzi. L’ultimo titolo mondiale piloti risaliva al 1979 con Jody Scheckter in F1, mentre tra i costruttori non si vinceva ormai nulla dal 1983.
Insomma, la situazione era disastrosa, ma il presidente si fece forza e la sua prima grande mossa fu l’acquisto di Jean Todt, posto a capo della squadra. In pochi anni, arrivarono Michael Schumacher e tecnici di valore come Ross Brawn, Rory Byrne e tanti altri, che costruirono uno staff imbattibile.
Dopo qualche sconfitta beffarda, la Ferrari riuscì a rivincere tra i costruttori nel 1999, ma il Kaiser di Kerpen riportò anche il titolo piloti nel 2000, l’8 ottobre di quell’anno a Suzuka. A quel punto, iniziò una vera e propria abbuffata di vittorie, che sarebbe terminata solamente nel 2004.
Sotto questa presidenza, anche Kimi Raikkonen vinse il mondiale nel 2007, anno in cui, assiem al 2008, arrivarono altri due titoli costruttori. Nel frattempo, il chairman del Cavallino aveva assunto anche altre cariche di un certo rilievo, divenendo presidente di Confindustria, di Maserati ed anche del gruppo FIAT per un breve periodo.
La sua avventura con la Ferrari si interruppe nel 2014, quando la casa di Torino si intromise direttamente nel Cavallino a livello societario, ponendo al top Sergio Marchionne, con tutti i disastri che ne sono poi conseguiti. Il manager bolognese ha comunque continuato a scrivere la sua storia, visto che divenne presidente di Alitalia nel 2014, restando tale per tre anni, e nel 2012 era stato a capo di Nuovo Trasporto Viaggiatori, che portò alla nascita dei treni Italo. Insomma, parliamo di un personaggio a tutto tondo, che ha saputo scrivere la sua storia in maniera brillante, producendo risultati ovunque sia andato.
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