Le monoposto di F1 usano gomme slick da ormai tantissimi anni, ed ora proveremo a spiegarvi il motivo. La risposta vi stupirà.
Una delle grandi novità della F1 della fine del vecchio millennio fu l’introduzione delle gomme scanalate, che andarono a sostituire quelle slick che avevano sempre fatto parte del nostro sport. Questo tentativo della FIA di rallentare le auto si protrasse per oltre un decennio, ma poi tornarono le slick.
Le gomme lisce sono quelle che vengono utilizzate ancora oggi, ed oggi proveremo a spiegarvi il motivo per il quale la F1 usa questa tipologia di coperture. Il motivo può sembrare abbastanza banale, ma vi assicuriamo che in molti aspetti possono esserci anche degli svantaggi.
F1, le gomme slick ed il motivo del loro utilizzo
Le monoposto che partecipano al mondiale di F1 indossano delle gomme lisce, dette, in gergo tecnico, slick. Se vi siete chiesti il motivo di questa scelta, sappiate che il tutto è abbastanza banale: un battistrada liscio consente alle monoposto di avere molto più grip sia in fase di percorrenza curva che di frenata, permettendo alle auto di andare più veloci, anche se può verificarsi un consumo più elevato.
Le slick hanno sempre fatto parte della F1, ma un cambiamento ci fu nel 1998. All’epoca, quando i fornitori erano Goodyear (al suo ultimo anno), e la Bridgestone, che debuttò e che avrebbe dominato le stagioni successive sino al 2004 con McLaren-Mercedes prima e Ferrari poi, vennero introdotti degli pneumatici con tre scanalatura, sostituendo le gomme lisce.
L’obiettivo era quello di cercare una maggior sicurezza, portando le monoposto ad andare più lente proprio in frenata ed in curva. C’è da dire che l’obiettivo non fu propriamente raggiunto, visto che nei primi anni Duemila le performance migliorarono a dismisura, cosa che poi spinse ad un nuovo cambio regolamentare dopo poche stagioni.
Il ritorno delle slick e l’importanza capitale delle gomme
La Bridgestone è rimasta in F1 sino al 2010, ma già nel 2009 avvenne il grande cambiamento. Con l’introduzione di nuovi regolamenti che diedero un netto taglio al carico aerodinamico, cancellando le varie alette e pinne presenti sulle monoposto, le regole provarono a bilanciare la situazione riportando alla luce le gomme slick.
Il costruttore giapponese fece i primi due anni con le lisce, per poi salutare e cedere il passo alla Pirelli. Sotto il monogomma della casa milanese, le coperture hanno assunto un’importanza capitale. Infatti, le strategie, dopo l’eliminazione dei rifornimenti targata 2009, hanno iniziato ad essere basate solo e soltanto sugli pneumatici, e si è arrivati ad un qualcosa che va contro lo spirito dello sport.
Come dicevamo in precedenza, una gomma slick consente di avere maggior grip in frenata ed in curva, aumentando la pressione sulla mescola e facendo andare le vetture più forte. Tuttavia, soprattutto con la Pirelli, che ha seguito le richieste della FIA, si è arrivati a realizzare un prodotto che degrado in fretta, e questo porta i piloti a dover risparmiare, spesso e volentieri le gomme, senza poter spingere al massimo.
Gli ingegneri comunicano spesso ai loro piloti di non esagerare con il ritmo e di preservare la gomma, e con le auto ad effetto suolo che sono tornate nel 2022, questo concetto è tornato di attualità. A questo punto, è logico che lo spettacolo ed il vedere i piloti spingere al massimo non sia più d’attualità, e questa formula va ripensata.
Lo scorso anno, tanto per fare un esempio, la Ferrari era l’auto più veloce in qualifica, ma in gara andava in crisi di gomma e la Red Bull dominava la scena. Spesso, a questo punto, non è più la monoposto prestazionalmente migliore a vincere, ma chi conserva meglio le gomme. La cosa non può funzionare a lungo.