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Route 66, quando e com’è nata la strada emblema degli Stati Uniti?

Published by
Chiara Rainis

Conosciuta nel mondo per la sua lunghezza, la Route 66 connette est e ovest degli States. Ma quali sono i segreti di questa strada iconica?

Se sul pianeta terra esiste una strada nota ad ogni latitudine, perfino da chi non ci è mai passato, quella è la Route 66. Chiamata anche “Mother Road“, proprio per questo suo essere quasi il principio di tutti i percorsi, fu effettivamente una delle prime lingue d’asfalto ad essere costruite per agevolare il passaggio dei mezzi a motore dalla parte est all’ovest, e viceversa, degli Stati Uniti. Il primo tratto vide la luce nel lontano 1926, ma i lavori non terminarono fino al 1938, quando finalmente venne aperta al traffico.

Route 66 (AdobeStock)

Lunga 3940 km partiva da Chicago, Illinois, per terminare a Santa Monica, California. In mezzo altri sei Stati, ovvero Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico e Arizona. Già all’avanguardia per quell’epoca, venne progettata a due corsie per senso di marcia, con una carreggiata di nove metri di larghezza media.

Innovativa fu la scelta di adottare il “tarmac” per pavimentare il fondo, mentre prima era composto soltanto da terra e ghiaia. Tra le novità assolute, l’illuminazione per incrementare la sicurezza nelle ore notturne, la segnaletica utile per orientarsi, tra cui quella con il famoso numero “66”, e un sistema di scolo per tenersi al riparo dell’erosione del fondo.

Route 66, perché è stata costruita

Ma ora torniamo ai motivi che spinsero gli americani a dare vita a questo progetto. A dare il la all’avvio della costruzione furono le richieste sempre più insistenti degli abitanti di avere un collegamento con l’altra parte del Paese. I tratti sterrati non erano adatti al traffico crescente, di conseguenza l’esigenza di percorsi più rapidi  e sicuri si fece sempre più urgente.

Anche se in Italia nel 1924 erano già entrati in funzione i 49 km della Milano – Varese, l’autostrada a stelle e strisce fu un unicum, in quanto consentì di connettere a favor di auto i centri urbani con le comunità rurali, altrimenti destinate a rimanere ai margini. Questo piccolo si rivelerà essenziale per lo sviluppo degli States, in quanto diede l’opportunità agli agricoltori e ai commercianti di esportare i loro prodotti e farli conoscere al di fuori dei confini del proprio borgo.

Migliaia di viaggiatori cominciarono a sfruttarla alla ricerca di uno sbocco lavorativo. Per altri, al contrario, rappresentò soltanto una via di fuga dalla Grande Depressione che investì l’America degli anni ’30 , e dalle tempeste di sabbia del “Dust Bowl”, causate da una politica agricola scellerata per molto tempo in uso. In occasione del secondo conflitto mondiale, diventò altresì un punto di riferimento per i soldati. Mentre tra gli anni ’50 e ’60, si convertì a strada per il turismo, impreziosita dai famosi “diners” e dalle stazioni di servizio dalle insegne multicolor.

E’ aperta ancora oggi?

Chi avesse in mente di farsi un giro per la parte alta del Nuovo Continente, potrà ancora godere dello spettacolo desertico offerto dalla Route 66. Anche se alcuni rami sono diventati secondari e in altri casi sono stati sostituiti da vere e proprie autostrade, come l’Interstate Highway System, operativo dal 1956 su volere di Eisenhower, la maggior parte del tragitto originario è tranquillamente percorribile.

Occhio però non avere fretta. Per coprire la sua intera distanza ci vuole circa una settimana. E’ bene quindi rilassarsi e non farsi prendere dall’ansia di arrivare alla meta. Meglio ancora fare qualche sosta per ammirare il Grand Canyon o il deserto del Mojave.

Malgrado, come detto, alcune parti sezioni sono state demolite, con il passare del tempo, l’interesse verso questa mitica strada è aumentato in maniera esponenziale, tanto che sono in molti, ogni anno, a voler provare l’ebrezza di percorrerla tutta e ammirare il caratteristico paesaggio costeggiato.

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