La scoppola presa a Sakhir dalla Ferrari fa ancora male. Ma per quale ragione i risultati non sono arrivati? Lo spiega il boss Vasseur.
Nel primo GP stagionale sarebbe dovuta andare alla grande. Se non vincere, avrebbe dovuto almeno calcare il podio. Ed invece la Ferrari ha lasciato il Golfo Persico con un ritiro e un magro quarto posto. Leclerc è stato fermato da un guasto a quanto pare elettrico legato alla centralina, mentre Sainz, in crisi di gomme, non è stato in grado gestire il vantaggio su Alonso, da cui è stato risucchiato nelle battute finali, terminando al quarto posto.
Una delusione totale che ha lasciato l’amaro in bocca al box e ai tifosi, specialmente in ottica iridata. Dal canto suo il neo team principal Frederic Vasseur ha provato a guardare al bicchiere mezzo pieno, sostenendo con forza la bontà del progetto SF23.
“Forse il circuito di Sakhir ha evidenziato i nostri punti deboli, però adesso sappiamo su concentrarci. Il problema è stato perlopiù di configurazione e di scelte operate“, ha analizzato a Motorsport.com, rimarcando come una monoposto veloce sul giro secco non possa essere malriuscita.
Vasseur guarda al futuro Ferrari con ottimismo
Il successore di Mattia Binotto non ha comunque nascosto il rammarico per un esito al di sotto delle attese, specialmente alla luce delle premesse dell’inverno. Successivamente, facendo un’analisi dello stato attuale dell’auto, ha ravvisato sì una vicinanza in termini di performance pura alla Red Bull, ma pure delle criticità a livello di affidabilità e di gomme. In pratica gli stessi difetti della F1-75. Decisamente un brutto segnale, che ci fa intuire come il “dobbiamo capire”, ripetuto a tutta manetta dall’ex boss, non abbia portato ad un granché. In sintesi, a Maranello probabilmente non hanno ancora compreso nulla.
Prova ne è che lo steso manager transalpino è caduto dalle nuvole. “Non ci saremmo mai aspettati di avere un guasto del genere“, ha dichiarato a proposito del ko di Charles. “Nei test avevamo coperto 6/7000 chilometri e sul banco la power unit aveva girato senza intoppi“.
In questi giorni di pausa verso l’Arabia Saudita il Cavallino dovrà rimboccarsi le maniche, individuare le carenze e correre quanto prima ai ripari. Oggi infatti le rivali non sono solamente Red Bull e Mercedes, ma si è aggiunta pure la Aston Martin. Un assoluto pericolo, specialmente con il Samurai, più affamato che mai di successo.
Soddisfatto del passo mostrato in qualifica e nel primo stint del gran premio, il 54enne ha stressato il concetto dell’eccessivo degrado pneumatici. “Verstappen e Perez sono stati in grado di tenere le soft alla prima sosta. Noi invece ci siamo trovati costretti a passare alle dure e questo, probabilmente, ha inciso negativamente sul nostro distacco”.
Un aspetto confortante, anche se una rondine non fa primavera, ha riguardato i pit stop nudi e crudi. Rispetto allo scorso anno, non ci sono state falle e i meccanici sono stati rapidi tanto quanto quelli degli energetici. “La squadra si è allenata moltissimo. Credo ne abbiamo simulati duemila. Ma purtroppo i GP non si vincono in piazzola di sosta. Al massimo si possono perdere. Dunque il nostro focus deve essere su altro“, ha riconosciuto il transalpino.
Speranzoso di vedere i due piloti al più presto competitivi, in grado di mettere in difficoltà la scuderia campione in carica, e possibilmente l’arrembante verdona, l’ex responsabile del muretto Alfa Romeo ha voluto chiudere la riflessione soffermandosi su un dettaglio. Quello che riguarda la prima fetta di corsa, in cui Carlos e il monegasco hanno tenuto un passo non dissimile da quello di Max e Sergio.
“Dopo un solo evento è dura valutare i valori in campo. Tuttavia credo che a breve si uniranno nella lotta pure le Frecce Nere. A Jeddah avremo un’immagine migliore“, la sua chiosa.