La Scuderia Ferrari ha messo in mostra delle difficoltà sorprendenti nei primi test in Bahrain. Charles Leclerc si aspettava ben altro feeling.
Il 2023 avrebbe dovuto iniziare nello stesso modo in cui si era aperta la scorsa stagione. Alla vigilia della gara inaugurale in Bahrain Charles Leclerc non parte da favorito, nonostante sia uno dei suoi tracciati preferiti. I test prestagionali hanno messo in luce una vettura nervosa, meno stabile e con più problematiche in curva.
All’inizio dello scorso anno il monegasco aveva trovato un perfetto feeling con la prima impostazione della F1-75. Si era trattato di un feeling immediato e naturale, non a caso arrivarono due prestazioni maiuscole in Bahrein e Australia. A prescindere dai ritiri delle Red Bull Racing Leclerc avrebbe potuto ottenere di più se solo avesse sfruttato appieno le potenzialità dell’auto ad effetto suolo, senza subire pregiudizi tecnici e strategici.
E’ venuto, però, a mancare uno sviluppo valido nel corso del 2022 e che andasse nella direzione di supporto del driver di riferimento. Uno dei problemi del non avere gerarchie interne ad una squadra è anche quello di non riuscire a cucire le richieste specifiche sullo stile di guida del pilota migliore. Salvo casi straordinari come Prost – Senna in McLaren o Hamilton – Rosberg in Mercedes, nella storia della categoria regina del Motorsport si vince sempre con una prima ed una seconda guida.
Oltre ad esserci tattiche mirate alla massimizzazione del risultato del campione che mira al titolo mondiale, c’è una funzione di supporto e di difesa alle spalle del primo. Essere seconda guida, a volte, richiede delle specifiche capacità che non è detto che un grande talento sia in grado di possedere. Non è un caso che Michael Schumacher sia stato affiancato sempre da profili in grado di rispettare i ruoli e che obbedissero agli ordini.
In epoca moderna Bottas e Perez hanno rappresentato due fidi piloti a servizio di Hamilton e Verstappen, oltre che naturalmente di Mercedes e Red Bull Racing. Da quando Mattia Binotto è salito in cattedra al muretto della Ferrari non vi sono state più delle chiare gerarchie interne. Nel 2019 un ragazzino di talento, al secondo anno in F1, dimostrò che è possibile surclassare un 4 volte campione del mondo, ma senza aiuti. In pochi ricordano che Vettel – Leclerc finirono per scontrarsi spianando la strada al terzo posto in classifica piloti del figlio d’arte di Jos.
L’arrivo di Sainz piuttosto che rendere chiari ruoli ha generato un caos con pochi precedenti storici a Maranello. Lo spagnolo si sente nella posizione di poter lottare per il titolo mondiale, spalleggiato da un team che ha preso alla lettera i suoi proclami. Il #55 si è sempre dimostrato un pilota valido nelle lotte di centro gruppo, ma ha fatto una tremenda fatica nel 2022 quando ha avuto un’auto finalmente in grado di vincere dei Gran Premi. Il monegasco non è stato aiutato nelle strategie, subendo degli azzardi che sono sempre stati evitati con il figlio d’arte del Matador.
Ferrari, i problemi di Charles Leclerc
Charles avrebbe potuto vincere molte più corse nella scorsa stagione come ammise anche Mattia Binotto ma non è stato trattato da numero 1, nemmeno dopo aver celebrato il gran chelem a Melbourne, pur avendo un vantaggio di 46 punti sul rivale della Red Bull Racing. Avarie alle Power Unit, problemi strategici ed errori di guida hanno reso possibile una passerella di 15 vittorie per il toro olandese.
Nei test in Bahrain è emerso che la nuova SF23 fosse molto più adatta allo stile dello spagnolo piuttosto che a quello di Leclerc. Come si evince anche da una intervista riportata da AS, il #16 è come se avesse ricominciato da zero. “È una macchina diversa, si guida in modo diverso ed è a questo che servono i test, per provare stili diversi fino a quando sabato mattina ho trovato la mia strada – ha sancito il #16 – è diverso, non entrerò nei dettagli ma penso che sia andata nella giusta direzione. È più efficiente, ma altre funzionalità sono cambiate. Saremo più veloci sui rettilinei e soffriremo un po’ di più in curva. Con questi tre giorni di test stiamo ancora lavorando per trovare il punto della macchina in termini di ‘assetto’. Non l’abbiamo ancora trovata”. Un messaggio eloquente.