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MotoGP

MotoGP, sapete quanto ci mette a fare 0-100 km/h? Dato assurdo

Published by
Giovanni Messi

Le MotoGP hanno delle performance davvero clamorose, ed oggi ve ne daremo una bella prova. Ecco quanto vanno forte in accelerazione.

Manca un mese esatto al via della stagione di MotoGP targata 2023, quella in cui tutti andranno a caccia del titolo mondiale vinto lo scorso anno da Pecco Bagnaia. Il rider torinese parte con i galloni del grande favorito, supportato da una Ducati che è davvero straordinaria.

MotoGP ecco la loro accelerazione (ANSA)

La casa di Borgo Panigale ha cannibalizzato la stagione scorsa, conducendo Pecco ad una rimonta che mai si era vista prima nella storia della MotoGP. Per la concorrenza si fa veramente difficile, ma è chiaro che potrebbe essere Enea Bastianini a regalare spettacolo.

In molti si aspettano che questa stagione sarà un monologo delle Rosse, e solo una battaglia molto serrata tra i due compagni di squadra potrebbe attenuare una noia che fa già molta paura. Nel frattempo, oggi vi spiegheremo un aspetto poco discusso ma molto curioso delle due ruote.

MotoGP, ecco quanto impiegano a fare 0-100 km/h

La MotoGP è il top assoluto per quello che riguarda il motorsport su due ruote, la categoria regina a cui tutti ambiscono. Il motivo è ovviamente legato al blasone che la circonda, ma anche e soprattutto per le prestazioni strabilianti che questi veri e propri prototipi riescono a raggiungere se spinti al massimo delle loro possibilità.

Per quello che riguarda l’accelerazione, vi garantiamo che è davvero fulminea, visto che per raggiungere i 100 km/h partendo da ferme ci impiegano soltanto 2,8 secondi, un dato che, considerando le differenze in termini di potenza, non fa troppa invidia ai 1,7 secondi che ci mette una monoposto di F1.

Le MotoGP sono più lente a raggiungere i 300 km/h, visto che ci vogliono circa 11,8 secondi per sforare la soglia. In termini di velocità massima, invece, vanno anche più forte della massima serie automobilistica, o comunque riescono a giocarsela molto bene. Infatti, il record assoluto mai registrato in una sessione ufficiale è stato firmato nel 2021, al Mugello, nel week-end del Gran Premio d’Italia.

Ad ottenerlo ci ha pensato Jorge Martin con la Ducati Pramac, che ha toccato i 363,6 km/h grazie al siluro di Borgo Panigale. In termini di velocità in rettilineo, la casa emiliana non ha ovviamente rivali, anche se negli ultimi anni, grazie all’estro dell’ingegner Luigi Dall’Igna, la Rossa delle due ruote ha portato la top class nell’epoca dell’aerodinamica.

Infatti, da questo punto di vista il Motomondiale si sta avvicinando tanto alla F1, con un utilizzo della downforce sempre più esasperato. La pioniera, come detto, è stata la Ducati, con l’introduzione prima delle alette e poi degli abbassatori, tutte cose che, sul fronte aerodinamico e meccanico, hanno cambiato questo sport.

Lo sviluppo ora passa tutto dall’aerodinamica, con l’Aprilia che lo scorso anno si è presentata con una carena dotata di un gradino, ripresa da molti nei test di Sepang che si sono tenuti poco tempo fa. La Ducati, confermandosi al top, ha ripreso l’idea ma non l’ha copiata come fatto dalla Honda, evolvendola ulteriormente e rendendola ad effetto suolo.

Gli upgrade sembrano non fermarsi mai, e questo ha avuto un chiaro effetto sui tempi sul giro. Nel corso degli ultimi anni, infatti, i vari record sono crollati di volta in volta, e la sensazione è che le moto saranno sempre più veloci visti i passi in avanti enormi che continuano a fare sul fronte aerodinamico.

Gli effetti negativi, ovviamente, non mancano, visto che una maggiore downforce danneggia i duelli tra i piloti. Infatti, anche nelle due ruote si sta creando il problema dei flussi di aria sporca che impediscono a chi segue di restare attaccato e di provare un sorpasso, cosa che lo scorso anno è stata molto evidente.

Il Motomondiale è già in grande crisi, ed è chiaro che se anche la questione sorpassi inizia a venire meno potrebbero esserci problemi non da poco in chiave futura, nella speranza che torni il motociclismo di un tempo, dove il pilota poteva fare una grande differenza al contrario di oggi.

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