Le presentazioni delle auto 2023 hanno rivelato che le scuderie di F1 ha preferito il carbon look ai colori. Ma per quale ragione?
Il mistero lo ha in parte svelato il team principal della Mercedes Toto Wolff in occasione dello svelamento della nuova W14. Nel Circus di oggi, dove le prestazioni sono tanto serrate, anche un solo grammo può rivelarsi decisivo. Motivo per cui, più si è leggeri, più veloce sarà la monoposto. Non che le scuderie abbiano deciso di perdere la propria identità. La Ferrari è infatti rimasta rossa, la McLaren arancio papaya, l’Aston Martin verde e l’Alpine dapprima rosa e poi, a partire dal quarto round, rosa e blu elettrico. Ma un po’ tutte hanno optato per aumentare le aree nere.
Le stime ci dicono che una vettura totalmente dipinta, sulla pesa segna ben 6 kg in più. Ecco perché, in un’epoca in cui le F1 toccano la cifra di 798 kg, si è deciso per rinunciare ad un po’ di colore.
I team di F1 amano il nero, svelata la ragione
Il caso più eclatante che osserveremo in griglia, è quello della Stella. Per il nuovo bolide guidato da Hamilton e Russell, i tecnici di Brackley hanno adottato una livrea totalmente scura, con solo qualche graffiatura a ricordare l’argento caratteristico, il turchese della Petronas e il rosso del title partner Ineos. Ma in generale, come detto, l’intero schieramento ha accettato di arrivare ad una sorta di compromesso per il bene della performance,
Il direttore tecnico dell’Alpine Matt Harman ha individuato proprio nella questione pittura un punto critico del presente e del futuro della massima categoria.
“Ogni anno ne viene usata di meno“, ha analizzato a RacingNews365.com, evidenziando, per converso, l’importanza di non perdere comunque massa. “Ogni grammo risparmiato deve essere reintegrato in termini di spunto. Un chilo vale 35 millisecondi, per cui bisogna giocarsi la carta in maniera saggia“.
Le nuove tecnologie faranno invertire la tendenza?
Per adesso la colorazione di una macchina è stata avvicinata ad un marchio di fabbrica. Una sorta di carta d’identità che le permette di essere riconosciuta in mezzo al gruppo. Senza dimenticare che rappresenta anche un viatico per fare marketing. Questo vale specialmente per i grossi costruttori. Partecipare ai GP che sono trasmessi e visti in tutto il globo, significa farsi una pubblicità che non ha eguali.
Il rischio, è che con l’avanzata del nero ci si avvicini all’uniformità. A quale patrocinatore potrebbe mai solleticare l’idea di sborsare dei soldi per un adesivo che potrebbe essere confuso o passare inosservato?
Una risoluzione in questo senso potrebbe fornircela la tecnologia, tramite lo sviluppo di pitture moderne in grado di non gravare sul peso complessivo dei veicolo come quelle in uso.
Come considerato dall’ingegnere della ex Renault, a tutto c’è un limite e le auto che si vedono in circuito dovrebbero sempre mantenersi riconoscibili, anche per non provocare la fuga degli sponsor che sarebbe letale per uno sport che vive sugli appoggi esterni.
“Penso che ormai non si possa andare oltre in termini di rimozione del colore. Il prossimo step dovrà essere quello di trovare aziende specializzate che possano aiutarci in questo senso“, ha concluso il suo pensiero.