Nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Tokyo, il presidente della Honda ha annunciato il rientro nel Circus del marchio.
Nemmeno il tempo di uscire, che già rientra. Il linea con quello che è sempre stato il suo atteggiamento nei confronti della F1, la Honda ha reso noto che a partire dal 2026 sarà di nuovo della partita. Dunque, dopo aver scaricato ufficialmente la Red Bull a fine 2021 e aver accettato di continuare a fornirle i motori ufficiosamente, imponendole di organizzarsi nella propria fabbrica di Milton Keynes, la Casa di Sakura, ha deciso di rientrare come niente fosse non appena entreranno in vigore le nuove regole.
Ad annunciarlo è stato il presidente Koji Watanabe, adducendo come motivazione l’adozione da parte della massima categoria a ruote scoperte di bio-carburanti che dovrebbero abbreviare la strada verso il carbon neutral, interesse principale del brand nipponico.
“La serie si sta spostando verso l’elettrificazione con l’obiettivo finale di raggiungere le zero emissioni. Un obiettivo che corrisponde al nostro“, le parole dell’alto dirigente. “Per questo abbiamo scelto di registrarci alla FIA come fornitori di power unit“.
Bastano queste brevi dichiarazioni per far sorgere numerosi quesiti. Il primo e più importante, è come mai nel Paese del Sol Levante si siano svegliati soltanto ora. Non era forse già chiaro il piano a lungo termine della top class? Evidentemente dopo aver rinnovato per addirittura dieci stagioni, il contratto con la IndyCar pensando di aver fatto l’affarone, il costruttore deve essersi pentito, di aver lasciato in fretta e furia il Grande Circo a ruote scoperte. Specialmente alla luce del grande successo che sta riscuotendo.
Malgrado i cultori dello sport, quelli più romantici, fatichino a rivedersi nella F1 di oggi, è innegabile che dal punto di vista economico Liberty Media e il CEO Stefano Domenicali abbiano fatto un gran lavoro. Oggi il prodotto è appetibile e ambito da chiunque. Basti vedere a quanto sono vendute le stanze d’albergo in concomitanza con i gran premi. Rispetto al pre-Covid è tutto un altro mondo. I prezzi sono altissimi e sicuramente non alla portata di tutte le tasche. Ne consegue che anche il tipo di spettatore è cambiato. Non più l’appassionato semplice, ma quello ricco. Quello che magari può spendere parecchie migliaia di euro per una vettura della Casa di turno.
Ecco forse perché Honda ha optato per tornare sui suoi passi, magari facendo un figura non proprio bellissima, specialmente nei confronti degli energetici. Comunque la si voglia guardare, la classe regina dell’automobilismo sta vivendo un momento di grande spolvero in cui l’idea di piattaforma globale, formidabile dal punto di vista del marketing è valida più che mai. E a provarlo non è solo la maggior utenza negli USA, figlia anche della capillarità della promozione, l’allargamento del numero di prove sul territorio a tre, e il lancio su Netflix dello show “Drive To Survive“, giusto ormai alla sua quinta edizione. Ma anche e soprattutto il forte movimento e richiamo scatenato tra i marchi più noti dell’automotive.
Sempre nel 2026, l’anno della rivoluzione delle PU, entreranno sia Audi, nelle vesti di proprietaria della Sauber, sia Ford, quale fornitore del propulsore per il team campione del mondo, e probabilmente pure Porsche. Quindi, perché mai gli asiatici avrebbero dovuto tirarsi indietro?
“Dopo la conferma della Federazione circa il nostro inserimento, siamo stati immediatamente contattati da più di una scuderia. Tuttavia, al momento, preferiamo vedere come andranno le cose“, ha lasciato aperta ogni porta. “Di certo siamo convinti della direzione strategica presa per quanto concerne lo sviluppo tecnologico“.
E’ interessante notare come i giapponesi abbiano completamente rivisto il loro programma anche sul breve periodo. Sebbene sia definito e definitivo che al termine dell’annata 2025 si chiuderà la collaborazione con la compagine gestita da Christian Horner, un provvedimento non di poco conto entrerà immediatamente in vigore. Stiamo parlando del modo in cui l’unità motrice attualmente fornita al team e alla sorella minore Alpha Tauri verrà nominata.
Watanabe ha riferito che, a differenza dello scorso campionato, faranno di nuovo la loro apparizione i loghi Honda e HRC. “E’ stato inoltre decretato che il nostro nome sarà aggiunto nella denominazione che diventerà Honda RBPTH, con sigla 001“.
Per la serie “ci siamo sbagliati, rifacciamo”, il vertice nipponico ha cercato di mettere un pezza alla clamorosa gaffe dell’addio pronunciato all’improvviso e in maniera sprovveduta e avventata, difendendosi e sottolineando un continuo colloquio con gli austriaci per tenere in piedi una partnership che in realtà non si è mai sciolta.
“Come cooperatori tecnici siamo sempre attivi e ci confrontiamo su molti argomenti“, ha tenuto a precisare.
Uscendo dal capitolo futuro per entrare in quello relativo al presente e alle attese per la stagione al via il prossimo 5 marzo dal Bahrain, il responsabile del comparto di sviluppo della power unit Tetsushi Kakuda ha sostenuto che pur non avendo potuto operare grosse modifiche a causa del congelamento delle regole, il motore che animerà la RB19 e la AT04 sarà un passo avanti rispetto a quello del recente passato.
“Non essendo consentito l’aumento della potenza, abbiamo lavorato in ottica affidabilità. Un’area trascurata nel 2022 in quanto, per via dell’introduzione dei bio-fuel che sacrificava la performance, ci si era concentrati nella ricerca della velocità“, ha spiegato.
A differenza di dodici mesi fa quando Verstappen e Perez erano stati costretti a più ritiri per il cedimento dell’unità, dobbiamo dunque attendersi una storia piuttosto diversa.
“Crediamo di aver fatto dei progressi e ugualmente ci siamo preparati per ampliare i limiti di ogni componente, massimizzandone il potenziale. Oltre a rivedere la solidità abbiamo cercato di ottimizzare il controllo e la gestione dell’energia“, ha proseguito nella disanima degli aggiornamenti apportati nel corso dell’inverno.
Radar puntato pure sulla parte elettrica del motore e nella fattispecie della MGU-K, sezione già apparsa forte e ulteriormente implementata, così come tutta la parte operativa e produttiva.
“Ci siamo rimboccati le maniche e ritengo che sia stato fatto tutto per essere pronti ad affrontare il test previsto sul circuito di Sakhir prima della partenza del Mondiale”, ha infine avvisato i rivali il manager.
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