Nel corso della sua carriera Kimi Raikkonen si è tolto tante soddisfazioni. Ha vinto un solo titolo mondiale in F1, ma ha fatto molto parlare di sé.
Vi sono piloti che diventano campioni del mondo e vengono dimenticati. Kimi Raikkonen ha lasciato un segno indelebile, non solo nel cuore dei ferraristi. Il finlandese esordì col botto in Sauber nel 2021, andando subito a punti nel Gran Premio d’Australia.
La McLaren mise subito gli occhi sul nativo di Espoo, vedendolo come naturale erede del connazionale Mika Hakkinen. Lottò contro il miglior Schumacher di sempre. Arrivò in due occasioni al secondo posto, nel 2003 e nel 2005. La Ferrari si guardò intorno per il dopo Kaiser e su chi poteva andare la scelta? Gli astri nascenti erano due, il bicampione della Renault Fernando Alonso e Ice-Man, in uscita dalla McLaren. L’asturiano si legò al team di Woking, ritrovandosi quel enfant prodige di Lewis Hamilton in squadra nel 2007.
Kimi percorse, invece, la strada di Maranello. Dopo essere andato a punti al debutto nel 2001 in Minardi, sul podio nel 2002 in McLaren, cosa avrebbe potuto fare il #7 in Ferrari? Vincere, naturalmente, e anche con grande merito nel GP inaugurale del 2007. Tra Kimi e i tifosi della Rossa fu amore a prima vista. Nonostante il Motorsport non rappresentasse per lui la cosa più importante della sua vita, entrò nella storia del Cavallino Rampante.
L’erede naturale del Kaiser vinse il mondiale al suo primo anno, beffando i due litiganti della McLaren Mercedes. Ice-man ottenne quello che aveva desiderato e nei due anni successivi emerse solo a tratti il suo immenso talento. A differenza del tedesco, il finlandese non dimostrò quella medesima fame di successi. Non curò il suo corpo come un tempio e dopo il sesto posto in graduatoria nel 2009 a bordo di una pessima F60 decise di salutare il circus e dedicarsi ad altre categorie. Ecco di cosa si occupa oggi.
F1, il genio sregolato di Kimi Raikkonen
Il finlandese si dimostrò un pilota diverso da tutti gli altri. Ha corso 19 stagioni nella massima serie, diventando il pilota con il maggior numero di GP disputati nella storia, prima di essere sopravanzato da Fernando Alonso. E’ rimasto, tutt’ora, l’ultimo storico campione della Rossa, ma non tutti si ricordano le sue imprese al volante della Lotus. Dopo la prima esperienza a Maranello, Kimi si lanciò sullo sterrato nel Rally e prese parte a qualche gara Nascar. Dopo aver girovagato un po’, Ice-man tornò in F1, siglando un contratto molto particolare con la Lotus.
Il team aveva solo il nome della mitica squadra di Colin Chapman. In quella che era la ex scuderia francese Renault, nel 2012 e nel 2012, Kimi collezionò due trionfi, 15 podi e 390 punti. Per la Lotus, sul piano finanziario, fu un affare a perdere. Il giornalista finlandese, Heikki Kulta, in una storica intervista rilasciata al sito ufficiale della F1 dichiarò: “Sentii parlare per la prima volta dei piani di rientro in Formula 1 di Raikkonen al GP di Germania nel 2011. All’epoca erano in corso trattative con Williams, ma più tardi quell’autunno è emerso che aveva stretto un accordo con la Lotus”.
“È stato sorprendente vedere quanto velocemente fosse in grado di adattarsi dopo tutto quel tempo – spiegò Kulta – alla quarta gara del 2012, in Bahrain, è arrivato secondo. Poi ci fu la vittoria di Abu Dhabi, il 4 novembre, che è stata qualcosa che rimarrà con me per sempre. Raikkonen ha conquistato 390 punti in due anni con Lotus. Il capo della squadra, Gerard Lopez, non si aspettava certo un simile risultato e l’accordo che aveva fatto di pagare 50.000 euro a punto a Kimi portò quasi al fallimento la squadra. Il solo bonus per i punti ha garantito a Raikkonen 19.5 milioni di euro”.
Numeri da capogiro per un campione immortale. Le performance in Lotus lo riportarono a peso d’oro, nuovamente, in Ferrari. Ha chiuso la carriera ventennale al volante dell’Alfa Rome Sauber. Un personaggio come Kimi manca come l’aria alla F1 di oggi.