La F1 è il più grande evento del mondo legato al Motorsport, purtroppo però in varie occasioni accadono delle tragedie irreparabili.
Non esiste uno sport tanto meraviglioso quanto allo stesso tempo crudele come la F1, con la più importante competizione a quattro ruote che è un continuo sali e scendi di emozioni, con le corse che in troppe circostanze hanno portato anche a tragici eventi con le morti in pista.
La lista degli incidenti mortali infatti è tristemente molto lunga e soprattutto agli albori non vi era di certo quell’interesse da parte della Federazione di dare un così netto risalto alla sicurezza.
Gli anni ’50 e ’60 furono un vero e proprio lazzaretto, con il Gran Premio di Indianapolis che era uno dei più singolari in assoluto nel mondo della F1, dato che vi correvano praticamente solo i piloti nordamericani, ma per le statistiche risulta facente parte del Mondiale.
Dunque fu in questa strana gara che capitarono le prime morti in F1, con gli eventi del 1953 che portarono così all’addio nei confronti di Chet Miller e di Carl Scarbourough, ma il primo vero evento tragico viene fatto partire il 31 luglio 1954.
Naturalmente sono state tragiche anche queste due morti, non fraintendiamo, ma appunto per la particolarità di questa gara, si faceva fatica a parlare di decesso in F1, mentre al Nurburgring nel 1954 fu tutto da attribuire alla Federazione.
Se ne andò tristemente l’argentino Onofre Marimon, un pilota che era amatissimo anche dai suoi connazionali e campioni Juan Manuel Fangio e Froilan Gonzalez che piansero a dirotto quando conobbero la notizia.
Indianapolis fu ancora mortale, ma il vero dramma fu il 1958, un anno nero per la Ferrari nonostante il successo a fine anno di Mike Hawthorn.
A perire per primo con la Rossa infatti fu Luigi Musso in occasione del Gran Premio di Reims e nemmeno un mese dopo toccò all’altra guida del Cavallino, ovvero il britannico, e grande amico del futuro campione del mondo, Peter Collins che diede addio al mondo ancora una volta al Nurburgring.
Gli anni ’60 iniziarono in maniera tragica con la morte di Alan Stacey a Spa, poi la Ferrari si macchiò ancora una volta di sangue nel 1961 con la morte del pilota nobile Wolfgang Von Trips, un campione che a Monza perse la vita e un Mondiale che ormai era nelle sue tasche.
Il Nurburgring fu causa di morte anche nel 1964, con il decesso di Carel Godin de Beaufort, e nel 1966, con John Taylor, prima di passare al tragico evento di Lorenzo Bandini a Montecarlo, con la sua Ferrari che prese fuoco dopo un violento incidente nel Principato.
L’ultimo a morire in questo decennio fu il francese Jo Schlesser, proprio nel suo Gran Premio di casa a Rouen, ma da quel momento si capì che andava fatto qualcosa.
Stewart prova a cambiare le regole: la sicurezza deve essere centrale in F1
Negli anni ’70 le morti furono ancora molto frequenti, ma si cercò in qualche modo di limitare i danni, con Jackie Stewart che chiedeva a gran voce di sistemare i circuiti per non veder morire piloti in continuazione.
E il 1970 non iniziò nel migliore dei modi, infatti a giugno morì Piers Courage in Olanda, ma l’evento più tragico avvenne a settembre, quando a Monza perse la vita il futuro campione del mondo Jochen Rindt, con l’austriaco che si sarebbe comunque laureato il migliore dell’anno qualche settimana dopo il suo decesso.
Doppia morte anche nel 1973, con i casi di Roger Williamson a Zandvoort e di Francois Cevert a Watkins Glen, con la tappa statunitense che fu mortale anche per Helmut Konigg l’anno seguente.
Si pianse anche nel 1975 in Austria, con il decesso di Mark Donohue, poi nel 1977 toccò a Tom Pryce in Sudafrica e a Monza nel 1978 di dovette salutare per sempre un’altra leggenda, quel Ronnie Peterson che era in lotta per il Mondiale con la sua Lotus.
Dagli anni ’80 la situazione migliore, ma nel 1982 ci fu la tragica morte di Gilles Villeneuve in occasione delle prove libere di Zolder, in Belgio, e a Montreal toccò al giovane italiano Riccardo Paletti perire per un guasto alla partenza.
Il giorno tragico per eccellenza è stato il weekend dell’1 maggio 1994, quando alle qualifiche perì Roland Ratzenberger e il giorno seguente in gara si spense per sempre il leggendario Ayrton Senna.
Per vent’anni non ci furono più morti, fino ad arrivare però al 5 ottobre 2014, quando ci fu la follia nei confronti di Jules Bianchi, con il francese che fu il 24esimo e ultimo morto nella storia della F1.