Dopo i numerosi problemi alle Power Unit Superfast nella scorsa annata, in casa Ferrari promettono di aver trovato la quadra.
La Ferrari sta vivendo un periodo complesso sul piano dell’affidabilità, ma nulla in confronto ad un’altra fase della sua storia. Nell’era dei V12 dal 1989 al 1994 la Ferrari registrò 70 ritiri in 96 Gran Premi di F1. Un numero impressionante di DNF che mandò su tutte le furie il quattro volte campione del mondo Alain Prost. Il professore francese apostrofò senza mezzi termini le monoposto del Cavallino dei veri e propri camion su quattro ruote e fu cacciato nel 1991.
La dichiarazione portò alla rottura del contratto tra Prost e la Ferrari, che schierò Gianni Morbidelli nell’ultimo Gran Premio della stagione in Australia. Dopo un anno sabbatico, il francese tornò sul tetto del mondo nel 1993, dando una dura lezione alla casa modenese. I problemi della Rossa, infatti, perdurarono e se consideriamo anche il campionato 1995, in cui la Rossa era l’unico team a schierarsi con i motori V12, occorre sommare altri 10 ritiri in 17 GP.
Per la Scuderia di Maranello erano stagioni molto difficili. Dopo il titolo del 1979 targato Scheckter salirono in cattedra i team inglesi che dominarono la scena negli anni ‘80. I primi anni di Luca Cordero di Montezemolo furono turbolenti. A Maranello fu un susseguirsi di fallimenti e cambi al vertice, sempre con il sogno di riuscire a ritornare sul tetto del mondo. La storia della casa modenese è cambiata con l’arrivo di uomini che hanno preso decisioni di rottura con un passato di tradizioni. Cosa c’è nel garage di Sainz? Svelati i gioielli del ferrarista.
Dopo la morte di Enzo Ferrari, avvenuta nel 1988, la Scuderia era finita nel caos. Dopo anni di mancate vittorie e la scomparsa di una guida come il Drake c’era bisogno di un cambiamento epocale. Piero, il secondogenito nato dalla relazione extra coniugale di Enzo Ferrari, non ricoprì mai un ruolo presidenziale della casa modenese. Preferì tenersi lontano dalle dinamiche piramidali del Cavallino, conservando il ruolo di vicepresidente. Non ricevette mai particolari pressioni nonostante gli insuccessi e guardò la crescita dell’era Montezemolo da una posizione privilegiata.
F1, le montagne russe Ferrari
L’arrivo di Jean Todt e in seguito di fenomenali tecnici come Ross Brawn e Rory Byrne dalla Benetton segnarono l’inizio di una nuova era. Michael Schumacher, dopo aver vinto due titoli mondiali scelse di prendersi un grosso rischio accettando la proposta della Rossa. I numerosi ritiri delle stagioni precedenti avrebbero potuto mettere in secondo, o anche terzo piano, la Ferrari. Il bicampione tedesco, infatti, avrebbe potuto scegliere di proseguire la sua avventura in Formula 1 al volante della Benetton, sotto la guida di Flavio Briatore, oppure accettare la corte di Ron Dennis della McLaren.
Il team di Woking e la Williams davano più certezze rispetto alla fallibile Scuderia modenese, tuttavia il Kaiser decise di fare la storia. Dopo anni molto sofferti, dove non aveva avuto a disposizione auto all’altezza del suo talento, nel nuovo millennio Schumacher divenne il Barone Rosso, vincendo 5 titoli mondiali di fila. Nelle scorse annate la Ferrari ha vissuto un periodo molto buio. Per due anni e mezzo i ferraristi non hanno calcato il primo gradino del podio.
Si è trattato di uno dei digiuni più lunghi di sempre, ma nel corso del 2022 sono arrivati dei successi che hanno riacceso l’entusiasmo dei fan. Charles Leclerc è stato il pilota più penalizzato dai progetti tecnici errati delle precedenti annate, oltre alle avarie tecniche e agli sbagli strategici del muretto box. Il monegasco, nonostante le tante delusioni, continua a ritenere la squadra italiana capace di invertire la rotta. I problemi motoristici del 2022, secondo il neo TP Frederic Vasseur, dovrebbero essere stati risolti. Sapete quanto guadagna Carlos Sainz? La cifra vi stupirà.
L’ultimo titolo piloti, arrivato nel 2007 con Kimi Raikkonen, è diventato un ricordo sbiadito. L’ultimo riconoscimento costruttori giunse l’anno successivo. Dopo 15 lunghi anni l’attesa per una nuova rinascita è spasmodica. La monoposto SF-23 sembra un grande passo in avanti rispetto a quella del precedente anno, ma occorrerà aspettare l’inizio della stagione per avere i primi riscontri.