Mattia Binotto non è più il team principal della Ferrari, ma resta un personaggio curioso. Ecco cosa ha studiato per diventare ingegnere.
La Ferrari ha tolto i veli alla nuova SF23, la monoposto di Charles Leclerc e Carlos Sainz che dovrà riportare il titolo mondiale a Maranello. Alla presentazione ufficiale c’era il nuovo team principal, ovvero Frederic Vasseur, che ha preso il posto di Mattia Binotto e che avrà un compito molto arduo.
Il manager francese dovrà infatti risolvere tanti problemi, causati sin dal suo predecessore che da eventi passati. Uno dei grandi errori commessi dall’ingegnere di Losanna è stato quello di non chiarire le gerarchie tra i due piloti, visto che nel 2022 è emersa una chiara superiorità da parte di Leclerc su Sainz.
La sensazione è che tra il monegasco e lo stesso Binotto i rapporti fossero diventati molto tesi, ed alcune voci parlano di un ruolo chiave avuto dallo staff del pilota nell’avvicendamento al vertice della Scuderia modenese. Altre indiscrezioni hanno invece smentito tutto questo, ma la realtà è che Mattia non fa più parte della Scuderia modenese.
Si tratta di un cambiamento epocale per l’ex team principal, che dal 1995 in poi ha sempre lavorato per la Ferrari. Negli ultimi anni, il tecnico era salito nelle gerarchie, diventando direttore tecnico nel 2016 per poi passare a dirigere la Gestione Sportiva. Quale giudizio possiamo dare ai suoi quattro anni in Rosso?
Senza dubbio, è stato un fallimento clamoroso, sotto tutti i punti di vista. L’ingegnere di Losanna, infatti, rimpiazzò Maurizio Arrivabene nel gennaio del 2019, ereditando una Ferrari che era saldamente la seconda forza, e che con Sebastian Vettel aveva sfidato l’armata composta da Lewis Hamilton e dalla Mercedes nel biennio precedente.
Sicuraemnte, la gestione di Arrivabene è stata contraddistinta da alcuni errori, ma il suo successore ha fatto molto di peggio. Prima di tutto, c’è da sottolineare il progetto errato della SF90, monoposto che puntò tutto sulla power unit sottovalutando l’aspetto telaistico, demolendo le gomme in gara e non riuscendo a giocarsi il mondiale.
A questo va aggiunto l’assurdo accordo segreto stretto con la FIA ad inizio 2020, pare per qualche irregolarità che riguardava proprio l’unità propulsiva dell’anno precedente. La Ferrari di Mattia non protestò, facendo così un’ammissione di colpa, ritrovandosi con un motore castrato che ha costretto i piloti a due stagioni umilianti, il 2020 ed il 2021, nelle quali non sono arrivate vittorie.
Come promesso, il 2022 era invece iniziato alla grande, ma durante l’anno si sono ripetuti i soliti errori terribili a livello di strategia, senza contare quelli durante le fasi di pit-stop o i troppi guasti di affidabilità. Inoltre, come dicevamo in apertura, Leclerc non è stato messo al centro del progetto, venendo considerato alla pari di Sainz.
Il culmine è stato probabilmente l’orrendo dito mostrato a Charles dopo la gara di Silverstone, in cui il muretto decise di regalare la vittoria a Carlitos sbagliando la strategia del compagno di squadra, il quale stava dominando la corsa. Tutto ciò è giustamente costato il posto al tecnico, che ora sta pensando al proprio futuro.
Binotto, ecco cosa ha studiato l’ex boss della Ferrari
Mattia Binotto si è rivelato un disastro sotto il profilo della gestione e della comunicazione, ma resta comunque un valido ingegnere che sicuramente troverà un nuovo spazio all’interno del mondo della F1. In questo momento, si parla molto del coinvolgimento nel progetto Audi, che arriverà nel 2026 inglobando la Sauber.
Ovviamente, per costruire una power unit ci vogliono anni, ma al momento l’ingegnere di Losanna deve attendere che finisca il gardening per potersi accasare da qualche altra parte, ma vista la sua conoscenza del settore non abbiamo dubbi che andrà a trovare presto una nuova sistemazione.
Binotto ha studiato ingegneria meccanica, laureandosi nel 1994 al Politecnico Federale di Losanna. In seguito, ha ottenuto anche un master in ingegneria dell’autoveicolo al dipartimento Enzo Ferrari dell’Università degli Studi di Modena e Reggio-Emilia. Una volta conclusi gli studi, entrò subito alla Scuderia modenese nel 1995, dove sarebbe rimasto per 27 lunghi anni.