Michael Schumacher è stata una leggenda della F1, ed un ex pilota ha raccontato un aneddoto che lo riguarda. Ecco le sue parole.
Dall’addio di Michael Schumacher alla F1 sono passati oltre 10 anni, ma il suo ricordo sulle piste di tutto il mondo è più vivo che mai. L’ultima gara del Kaiser di Kerpen si tenne nel novembre del 2012 in quel di Interlagos, quando il Gran Premio del Brasile di quell’anno pose fine al triennio che vide protagonista il Kaiser di Kerpen al volante della Mercedes, i cui risultati non furono poi troppo positivi.
Il tedesco ottenne un solo podio, chiudendo terzo proprio nel 2012 a Valencia, nel Gran Premio d’Europa, ma regalandoci una fortissima emozione pochi mesi prima, a Monte-Carlo. A 43 anni, il campione teutonico ottenne una strepitosa pole position danzando sui cordoli tra le stradine del Principato, riuscendo a mettersi alle spalle la Red Bull di Mark Webber, poi vincitore della corsa.
Purtroppo però, Michael non ebbe la possibilità di giocarsi il successo, né tantomeno di annoverare tra le sue statistiche la 69esima pole della sua carriera. Infatti, venne retrocesso di 5 posizioni in griglia per aver tamponato la Williams di Bruno Senna nel GP precedente in Spagna, altrimenti avrebbe potuto vincere il suo 92esimo GP, il primo ed unico della sua seconda esperienza in F1.
In seguito, Michael decise di ritirarsi, cedendo il volante della sua Mercedes a Lewis Hamilton, non prima di aver posto le basi per il dominio del team di Brackley nell’era ibrida che sarebbe iniziato un anno dopo. Il 2013 fu una sorta di anno sabbatico per Schumy, che non partecipò alle competizioni e non prese impegni ufficiali neanche nel campo manageriale. Il Kaiser sembra pronto per iniziare una vita normale, ma tutti sappiamo ciò successe il 29 dicembre di quell’anno, sulle nevi di Meribel.
Da quel momento in poi, l’esistenza del sette volte campione del mondo non è stata più la stessa, contrassegnata da un terribile incidente sugli sci che lo ha strappato alle scene e che lo ha costretto ad un letto. La sua personalità è comunque indimenticabile, ed un ex pilota ha raccontato un aneddoto molto interessante.
Karun Chandhok è stata una meteora della F1, viste le pochissime gare corse e che vennero disputate tutte all’interno del biennio 2010-2011, con HRT e Lotus. Sicuramente vi ricorderete di queste due squadre, vista la curiosa e brevissima storia che li lega alla massima serie automobilistica.
Nel 2010, infatti, debuttarono queste due compagini assieme alla Virgin, con delle monoposto che accusavano dei distacchi enormi dai top team, pari, in alcuni casi, anche a 7-8 secondi al giro. L’HRT scomparve al termine del 2012, mentre la Lotus, poi divenuta Caterham, non andò oltre il 2014. La Virgin cambiò nome prima in Marussia e poi in Manor, ma la sua avventura nel Circus terminò a fine 2016, chiudendo per sempre questa bizzarra avventura.
Come dicevamo, Chandhok ebbe la possibilità di correre in F1 proprio grazie a due di queste tre squadre, ed il suo esordio è datato 14 marzo 2010, giorno del Gran Premio del Bahrain che apriva le danze di quel campionato, vinto dalla Ferrari di Fernando Alonso che approfittò del guasto agli scarichi subito dalla Red Bull del dominatore Sebastian Vettel.
Chandhok fu costretto al ritiro dopo pochi giri, ma ciò era preventivabile considerando il livello tecnico della HRT. In un’intervista riportata da “Crash.net“, l’ex pilota indiano, ora commentatore televisivo, ha raccontato un aneddoto riguardante quel week-end e con protagonista Michael Schumacher, rientrante nel Circus al volante della Mercedes.
Ecco le sue parole: “Ricordo che in quei giorni io debuttavo in questo sport, non ero nessuno, e davanti a me vedevo ragazzi come Hamilton, Alonso e Schumacher. Michael, con totale sorpresa da parte mia, mi si avvicinò e mi diede il benvenuto in questo mondo, così nuovo e diverso per me“.
L’ex pilota indiano ha poi aggiunto: “Ricordo che ci mettemmo a parlare per qualche minuto, lui mi chiese da dove venissi e gli raccontai qualcosa della mia vita e della mia carriera. Fu davvero bellissimo, e lui non aveva alcun motivo per parlare con me. Per me, quel momento, significò davvero molto, è un ricordo che custodisco con grande affetto. Ancora oggi, ci penso molto“.
Questo racconto da parte di Chandhok rende bene l’idea dello Schumacher persona, un essere davvero straordinario e capace di far battere i cuori anche ai suoi colleghi. La speranza è che, augurandoci un miracolo, prima o poi lo rivedremo accanto ai campioni ed agli emergenti odierni, sognare non costa nulla neanche a noi addetti ai lavori.
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